venerdì 20 novembre 2009

RLS pro 2.3

Chiuse gli occhi per un secondo. Prese un respiro. Li riaprì e fece fuoco. Vide il corpo del giapponese cadere nel teleobbiettivo. Pochi secondi e il dispositivo di cammuffamento ottico avrebbe occultato il cadavere per le successive 12 ore. La tecnologia sviluppata dal professor Hachimi aveva portato grossi benefici alla fanteria degli eserciti. Oltre all'utilizzo, abbastanza scontato a dire la verità, della CT (Camuflage Technology) per rendersi quasi invisibli e avvicinarsi agli obbiettivi, avevano pensato di poterlo applicare ai proiettili, in modo che il nemico potesse accorgersi delle perdite quando ormai era troppo tardi. Inutile dire che prima che il progetto fosse completato erano passati anni (problemi con gli schizzi di sangue). Ci ha facilitato un bel po' la vita, pensò mentre, a 500 metri di distanza non si poteva più scorgere la presenza di un corpo, a meno di non avvicinarsi parecchio. O di avere a portata di mano un sensore a infrarossi. Dovevano assolutamente sperimentare qualcosa per quei dannati infrarossi. Erano lo strumento d'eccezione per contrastare i cecchini, visto che il CT non copriva il calore di un corpo umano. In quel momento la deflagrazione di una granata lo fece sussultare. NO! Non ora, cazzo, avrebbero dovuto aspettare ancora un'ora! Che diavolo era successo? Si alzò e corse in direzione dell'esplosione.Anche se aveva impiegato quasi un'ora, strisciando per raggiungere la postazione di tiro in cui si trovava, pochi minuti di corsa in realtà bastavano per raggiungere il comando. Correva, quasi invisibile, in mezzo al fango per poi raggiungere con un balzo il passaggio scavato da lui stesso pochi giorni prima. Un odore di carne bruciata misto all'acre odore dei lacrimogeni lo investì appena entrato nel piccolo tunnel appena sotto il livello del terreno. Si erano scavati una trincea pochi giorni prima, una base sicura a cui appoggiarsi. A quanto pare qualcosa era andato storto. Si trovò davanti l'artigliere della squadra, un grosso irlandese più simile a un orso, in quanto a stazza, piuttosto che a un uomo. Appoggiato al muro di fango del minuscolo corridoio, cercava di tamponare le profonde ferite -pareva causate da scheggie di un ordigno- che aveva sul braccio sinistro. "Batou! Che succede?" "Sapevano che siamo qui" Sgranò gli occhi. Com'era possibile? Avevano preso tutte le precauzioni..."Non so come, ma dobbiamo andarcene! Non hanno ancora identificato la nostra ubicazione precisa, ma -e fece un cenno al braccio- pare che stiano andando per tentativi." "Vado a cercare il Maggiore" disse ricominciando la corsa. Batou gli gridò qualcosa ma il rumore di un'altra esplosione in superficie non gli permise di sentirlo. Aveva il cervello vuoto. L'istinto di sopravvivenza stava avendo la meglio sulla mente ben addestrata del soldato. Dovevano uscire da quegli angusti spazi, o la base sarebbe diventata la loro tomba. Arrivò alla piccola stanza dove si trovava l'uscita verso la superficie e vide il Maggiore e Togusa. In quel momento un'esplosione proprio sopra di loro fece crollare il soffitto sopra le loro teste. Si ritrovò pochi metri più indietro, ma nel voltarsi vide che dove avrebbe dovuto trovarsi l'uscita c'era solo un muro di fango. I suoi due compagni erano stati sepolti sotto la montagna di detriti. Con gli occhi offuscati dalla polvere e dal fango iniziò a scavare con le mani quell'immensa montagna di melma. Doveva salvarli. Loro avrebbero fatto lo stesso. Non dovevano morire lì. Non era possibile! In quel momento si accorse di qualcosa che non andava. C'era troppa luce... Sulla sua testa, l'esplosione aveva aperto un piccolo spiraglio verso l'aria aperta. Nemmeno il tempo di realizzare cos'era successo, sentì l'elmo volargli via dalla testa. Un soldato gli aveva appena sparato un colpo dritto in fronte, proprio da quella fessura. Furono attimi lunghi un secolo. Si aspettò il dolore ma quello non arrivò. Non capiva cos'era successo, la sua testa era una grossa bolla vuota in quel momento. Poi vide per terra. Il proiettile si era conficcato nell'elmetto ed era rimasto lì. L'adrenalina s'impossessò del suo corpo. Sono vivo! pensò euforico. Un altro colpo. Stavolta cadde. Una pozza di sangue. Poi una luce.
Tutti i suoi ricordi tornarono, con quella familiare -e fastidiosissima- sensazione di indolenzimento del cervello. Si staccò il visore e sbattè le palpebre per abituarsi alla luce della sala giochi. Di fianco a lui, Togusa disse:"Ah, sei morto anche tu allora." con una lieve delusione nella voce. Sorrise, malevolo. "Ok, mi hai battuto, anche se di pochi secondi! E comunque...te l'avevo detto che questa versione in multiplayer è più figa no?". Era vero. le potenzialità dell'RLS (reality simulation) aumentavano esponenzialmente, potendo giocare con più amici. Uscirono all'aria aperta, fuori dalla gigantesca sala giochi, continuando a parlare delle vita appena terminate. La volta successiva però, avrebbe scelto qualcosa di tranquillo. Un artista magari. L'ultima esperienza -"vivi anche tu all'epoca della terza guerra mondiale! Solo su RLS pro 2.3" diceva la pbblicità- era stata un po' stancante. Si incamminarono verso casa, mentre ancora Togusa polemizzava sulla solita questione. "E poi non è per niente realistica no? ...insomma, con tutti i filtri per il dolore che vengono imposti dalla legge non riescono nemmeno a simulare una morte decente!"

4 commenti:

  1. Avrei potuto sviluppare e sistemare meglio questo racconto ma come sempre scrivo di getto (guardate l'ora di pubblicazione -.- ) senza modificare nulla. Mi scuso per gli scarsi aggiornamenti ma ultimamente zero tempoooo!!!

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  2. Voglio un rls senza filtro. Lo trovo ai tabacchi?

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  3. Dovrai aspettare che qualche matto lo inventi mi sa...

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