martedì 2 febbraio 2010

Strangers (part - 3)

Aprì gli occhi di scatto, col fiato corto e il cuore all’impazzata. Era lì, sul treno, accucciato sullo stesso sedile di prima. Lo stesso sedile del suo sogno. Dex dormicchiava ancora con le cuffie nelle orecchie. Nate si alzò tremante cercando di ricomporre le idee. Questo era veramente troppo. Questi “sogni” w qualunque cosa fossero erano qualcosa di anormale. Il treno cominciò a rallentare, stavano per arrivare a una delle stazioni di collegamento. « Dex! » « Uhm…? » biascicò quello levandosi una cuffia « No, Nate non siamo ancora arrivati … » disse guardando fuori dal finestrino. « Scendiamo! » « Scendiamo? » « ORA!!! ». Nate si trovò a urlare senza volerlo. Sapeva che restare lì era un errore. Quel sogno…no, non poteva essere reale … e se lo fosse diventato? « Ma sei fuori?!? E che ci andiamo a fa… ? » « Senti, non ho tempo per spiegartelo, solo fai quello che ti dico Dex… » lo guardò con l’espressione più seria che riuscì a trovare nel suo repertorio. « … ti prego… ». Dexter rimase qualche secondo a guardarlo, perplesso. Si alzò e mise la tracolla in spalla « Spero che ci sia un buon motivo » borbottò, ma si alzò e si diresse verso l’uscita. Nate, sollevato lo seguì. Scesero dal treno e Nate si diresse verso la piccola sala d’attesa. Si piazzò lì, in attesa, scrutando il tabellone elettronico. Il treno successivo delle 8.50 era già segnato lì, a caratteri arancioni su sfondo nero. Dexter si fermò sbuffando accanto all’amico. Dopo qualche minuto sbottò: « Mbèh?!? Che facciamo?!? » « Aspettiamo… » «Nate Thomas! Mi vuoi spiegare che diavolo stiamo facendo qua!?! » « Un attimo di pazienza Dex…Dio, spero di sbagliarmi, quanto spero di sbagliarmi… » mormorò Nate preso dal panico. Sul momento non aveva considerato che il treno, in ogni caso, non era vuoto. Non aveva pensato a dire alla gente di scendere, che c’era un pericolo. Ma cosa avrebbe potuto dire?!? Che aveva avuto una premonizione? L’avrebero preso per pazzo. « Sbagliarti? Sbagliarti su cosa? Ti giuro che se non mi dici cosa sta succedendo… » « Senti io…io ho fatto un sogno » Dexter alzò un sopracciglio « Un sogno? » « No beh… non era proprio un vero sogno. Era tutto così chiaro, come se lo stessi vivendo come una premonizione e… so che suona stupido e assurdo » disse in risposta alla fronte sempre più corrugata dell’amico « ma il treno faceva un incidente e… e… » si interruppe. « Fammi capire » disse Dexter con un filo di voce « siamo scesi dal treno perché tu hai avuto una premonizione » quasi urlò, alla parola “premonizione” « del nostro treno che deragliava!?! ». « … » « Guarda, non so nemmeno cosa dirti » era infuriato. «E ora cosa stiamo aspettando, di grazia? Me lo sa dire mister veggente?!? » « Beh… se ci sarà davvero un incidente tutti i treni verranno ritardati…no? » disse cautamente. Dexter lo guardava inviperito. Poi scrollò le spalle e sospirò « Va bene, vediamo… vediamo…ma prendiamo il prossimo treno e me ne torno a casa! Tanto ormai la mattinata è andata completamente! » Nate in quel momento aveva già smesso di preoccuparsi di Dexter. Di fare pace se ne sarebbe interessato dopo aver risolto i problemi ben più urgenti. Passarono cinque minuti senza che nulla accadesse. Ne passarono dieci. Dexter continuava a borbottare e mugugnare a mezza voce, ma Nate era concentrato solo sul tabellone. Le 8.54. Per quell’ora il treno doveva essere quasi a destinazione. Poi comparve un numerino, sul tabellone. Un 10’. E i numeri cominciarono a comparire vicino a tutti gli orari. In due minuti, tutti i treni erano in ritardo. La voce metallica dell’altoparlante scandì: « Ci scusiamo con i signori viaggiatori, » Dexter si voltò verso il tabellone e sgranò gli occhi « ma i treni subiranno ritardi a casusa di problemi sul binario. ». Le poche persone in attesa esibirono facce miste tra rabbia, frustrazione e accettazione. Solo Dex era inorridito. Nate si sedette, con la testa tra le mani. Come era possibile? Era successo davvero? Se fosse solo una coincidenza? « Magari…magari è solo un guasto Nate…» biascicò Dexter. « Già, magari hanno qualche problema con le linee… ». Nessuno dei due sembrava convincente.
Il problema era più grave di quanto i due si augurassero. Nella stazione si sparse la voce che era deragliato un treno. « Sì, sì c’è un bel casino…» disse una giovane donna in tailleur a un’amica. «Cause sconosciute. Tzè, è quello che vorrebbero farci credere! Sarà senz’altro colpa della scarsa manutenzione…»continuò un anziano signore con l’impermeabile e la ventiquattrore. Nate e Dex erano seduti, che captavano brandelli di conversazioni. Non parlavano. Nessuno dei due sapeva cosa dire. Il cellulare vibrò nella tasca di Nate. Lo schermò indicava due sms non letti, uno risalente a quasi un’ora prima, intorno alle 9. Evidentemente prima non l’aveva sentito. Sapeva già chi era. Liz gli chiedeva dove si era cacciato. Infatti entrambi i messaggi erano suoi. Cliccò su “rispondi” e si bloccò per un momento. Poi le scrisse semplicemente che i treni avevano preso per lui la decisione di non farlo viaggiare quel giorno e che si scusava per non averglielo detto prima. Spiegare tutta la faccenda non era davvero consigliabile in quel momento. Più ci pensava e più le cose non avevano senso. Sembrava tutto collegato, le stranezze che gli erano capitate negli ultimi due giorni. Eppure allo stesso tempo ogni cosa sembrava essere completamente slegata, indipendente. Nate non riusciva a trovare spiegazioni razionali. E ciò lo mandava in bestia. Alla fine si alzò in preda allo sconforto e se la prese con un addetto allo sportello. Fu un’ottima scelta, perché scoprirono un autobus sostitutivo che li avrebbe riportati a casa. Dexter, durante il viaggio, cercò cautamente di ottenere maggiori dettagli da Nate, senza successo. « Non ho idea di quello che stia succedendo Dex, ma di certo non ti coinvolgerò ». Da quel momento Dexter cominciò a protestare e Nate si chiuse in un silenzio tombale fino all’arrivo. Arrivato in casa, con i suoi ancora al lavoro, si buttò sul letto sbuffando. Avrebbe voluto urlare. Spaccare qualcosa. Qualunque cosa pur di avere una vaga idea di ciò che gli stava succedendo. Il cellulare vibrò di nuovo. Dexter che scriveva: « scusa per oggi. Sai che se succede qualcosa io sono sempre qua, vero my friend? ». Il messaggio lo calmò. Chiuse gli occhi. Prima che il sonno e la stanchezza avessero il sopravvento su di lui, si ripromise di chiamre Dex e spiegargli cosa accadeva. « Come se potessi spiegarglielo, non ne ho idea…» fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi profondamente.
Aprì gli occhi. Stavolta non aveva sognato, sembrava. Ma c’era qualcosa di strano. Sentiva come se qualcuno lo avesse costretto a svegliarsi, come se lo avessero scosso. Anzi, era più come se qualcuno lo avesse urtato involontariamente, costringendolo fuori dalle braccia di Morfeo. Era già buio. Nate era ancora steso sul letto, indeciso se alzarsi oppure no. Un’ombra. Veloce, fulminea. Sotto la luce della luna piena che illuminava il cielo invernale guizzò una lama verde, diretta al petto di Nate.

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