giovedì 31 dicembre 2009

My Road - IV

Fine di un altro anno. Non che me ne freghi, odio queste convenzioni. Ma ora sono qui, a letto, dopo una gran bella serata. Felice. Mi piace la mia vita, da qualche anno a questa parte. Qualcosa è da sistemare, ma quello mi sa che vale per tutti, i momenti di "perfezione" sono più unici che rari. Eppure...una vecchia ferita.
Scrivo......cosa scrivere? Ho mille pensieri in testa, ma voglio parlare col cuore in mano. C'è stato un momento in cui tu sei stato l'unico su cui potessi fare affidamento. Nemmeno ci conoscevamo eppure ti sei preso carico di quel poco di persona che ero all'epoca. Tu non lo sai, ma c'è stato un giorno che tu mi hai salvato la vita. Sono e sarò sempre in debito. Mi hai aiutato in momenti difficili, hai sopportato più di quanto avrei mai potuto chiedere. Ti sono così grato per quello che sei stato, per avermi sostenuto e per esserti incazzato quando c'era bisogno. Non ho sempre ricambiato nel migliore dei modi, nonostante le mie intenzioni fossero sempre buone. Ho avuto la fortuna di conoscere una persona speciale. In un certo momento ho pensato (...forse sperato?) che la nostra amicizia sarebbe durata veramente, nonostante le nostre vite avessero preso strade diverse. Ci credevo davvero. Ci tenevo davvero. Le cose purtroppo non vanno sempre come te le aspetti. Lo capisco. Tempo. Priorità. In fondo non so nemmeno io cosa ci ha unito. Tu me lo sai dire?
Mi dispiace? Sì, tantissimo. Mi manchi. Mi dispiace perchè ogni volta che non riusciamo a incrociarci per questo o quel motivo, mi sento triste e stupido allo stesso tempo per essermi creato delle aspettative. Purtroppo sono così, non c'è niente da fare (presente i castelli aria alla Scrubs??? Ecco più o meno così). Non te ne do certo la colpa, come non me la prendo io. Semplicemente, succede. Le persone che amiamo a volte se ne vanno. A volte tornano. A volte no. Ci mancano. Ma le cose migliorano, può non sembrare, può volerci tempo...ma alla fine tutto si sistema. Io spero. Spero, perchè ho fatto tutto quello che potevo fare. Soprattutto, spero che, se avessi bisogno, tu sappia che sono ancora qui. Perchè ti voglio bene, amico mio, e sempre te ne vorrò.

martedì 29 dicembre 2009

My road - III

Ho scritto un post così onesto, introspettivo e personale che non sono riuscito a pubblicarlo. E dire che ho già scritto, racconti, poesie, canzoni soprattutto! Credo di non essere pronto a buttarmi così, a nudo, in pasto a chiunque. Mi odio per questo. E vado a letto incazzoso, per l'argomento del post & per non essere stato in grado di condividerlo. Still my road goes on...

giovedì 24 dicembre 2009

Cazzo mene del Natale??? Io mi faccio i cazzi miei

Ho letto un libro, ma è passato tanto tempo e non mi ricordo il titolo, nè tutta la storia. So che c'era un indiano, uno di quegli indigeni americani che fanno la pubblicità alle Mentos, che andava a vivere con questa famiglia americana per qualche strano motivo. Non riesco a ricordarmi la trama, maledizione, ma mi è rimasto impresso un discorso di questo nativo americano. Parlava della fretta, del poco tempo che dedichiamo alle cose, della scarsa attenzione a ciò che ci circonda. Diceva di poter viaggiare in due modi: a cavallo, raggiungendo la sua destinazione in tempo utile, oppure a piedi. Andare a piedi, anche con un po' di ritardo era quello che preferiva. In questo modo riusciva a osservare tutto ciò che si trovava di fronte, per la sua strada; incontrava gente, si fermava se qualcuno lo invitava a casa propria. Sarebbe un bel vivere. Coi nostri ritmi non è possibile (lo dice un pendolare sincronizzato con Trenitalia eh...). Eppure cerco di prendermi qualche momento di "slow motion", in cui riesco a osservare, pensare, riflettere. Solo poco tempo fa ho notato, in una grande via del centro, un palazzo completamente diverso da tutti gli altri, molto più antico, stile architettonico lontano dai suoi "vicini" coi quali fa abbastanza a pugni. Quante cose ci perdiamo ad andare ai mille all'ora? Quante persone non conosciamo? Quanti particolari ci facciamo sfuggire a passare in bicicletta a tutta velocità perchè il 7.52 sta per partire e la tua sveglia è sì, suonata, ma tu sei più suonato di lei. Ieri però, su suggerimento dello StranierodiElea, sono riuscito ad andare sul Po. E nonostante il gelo, la neve e la pioggerellina c'erano i gabbiani. Che io non avevo mai visto in questa lurida città, su questo lurido fiume.
Lo so, è una riflessione stupida ma è sicuramente più utile cercare di prendersi qualche periodo per sè stessi piuttosto che strombazzare le solite cose su "siamo tutti più buoni", "pace e amore", "porgi l'altra guancia" et ceteram. Meno ipocrisia, please.
Buone Feste a tutti i (pochi) poveracci che si prendono la briga di leggere quello che butto in questo spazio etereo. Per me, è più utile di quanto pensiate. Per voi, spero sia stimolante. Se non lo è, pazienza. Io mi faccio i cazzi miei.

AUGURI DA DOC GERO

lunedì 21 dicembre 2009

Caput anni

Visto che ultimamente ho una marea di pensieri in testa, un sacco di cose da fare e un casino di neve che mi blocca gli spostamenti, ci aggiungo un'altra cosa...il Capodanno. Ditemi voi se non è una festività scomoda?!? Tu prova a stare in casa l'ultimo dell'anno...ti senti in colpa! Ti fanno sentire un recluso! Tutti a festeggiare, che poi cosa festeggi che magari è stato un anno di cacca? Secono la mia umilissima esperienza, ci sono tre tipi di festeggianti (ma si può dire???):
a) L'organizzatore cronico: quello che a Luglio inizia a fare il giro di amici e tu ti senti dire:"Ma scherzi??? Per Praga bisogna prenotare ALMENO 6 MESI PRIMA!!!". E tu ci provi a farglielo capire che non sai nemmeno se ti bastano i soldi per il caffè da 33 cents delle macchinette, ma no, lui continua e ti spara nomi di agenzie, rimproveri su "quanto siete disorganizzati" e "senz'altro vi troverete a una settimana prima senza sapere cosa fare".
Esatto! Embè??? Che problemi ci sono??? Qui dunque arriviamo al tipo
b) Pecorone festaiolo: è l'emblema vivente del "vorrei sì...ma chi me lo fa fare???". Per cui avrebbe mille idee per la festa, il posto, gli invitati, le gnocche...tutto nella sua testolina. E rimane lì. Indissolubilmente legato al vuoto cosmico della sua scatola cranica. Perchè è sbatti. Alla fine si ritova a fare la cosa più comoda che gli capita, organizzata dagli amici, a cui lui si accoda (esiste una variante lamentosa e insopportabile che tende a rompere i coglioni perchè alla fine avrebbe preferito fare altro, più bello, più figo, organizzato meglio...)
c) L'incazzato: ecco. Non so quanti ne esistano di questi tizi. Io sono così. Ne conosco altri, ma siamo una specie rara. Un moto di repulsione ci scuote alla parola Capodanno. Ci ritroviamo costretti a fare cose che non vogliamo, a festeggiare una festa inutile (anzi, mi viene da dire una festa finta), a spendere soldi che avremmo dirottato volentieri sul MacBook (*__* oddio il Mac).
Esiste un ma. Anzi esiste un ma però (così la pugnalata all'italiano gliela diamo pure qua). Quest'anno mi frulla qualcosa in testa. Non perchè è Capodanno, no. Quell'insulso giorno però, potrebbe rendersi utile per darmi l'occasione di rivedere una città che mi ha scaldato il cuore anni fa. La maggggica Roma. Non voglio organizzare. Non voglio convincere la gente. Voglio andare là. Vagare per la città eterna senza meta e assaporarne l'aria invernale. Lasciar vagare la mente, provare quello che solo un posto così antico, così unico può farti assaporare. Ricordarne i suoni e i colori. Sarebbe, forse, quell'evento che, magari mi porterebbe a ritirare un po' di odio verso il 31 dicembre. L'innamorato che torna dall'amata dopo anni. Alla mezzanotte del 31 dicembre, un piccolo uomo sarà solo l'ennesima insignificante anima che passa e va per quelle antiche strade. Minuscolo, privo di importanza e tuttavia...felice.

domenica 13 dicembre 2009

Destino in buca d'angolo

Sono esponente di una scienza inesatta. Ma non è per colpa nostra. La stessa realtà che ci circonda è inesatta. Sono imperfetti i nostri metodi di misurazione, di valutazione, di sperimentazione. I stessi nostri organi di senso, le nostre percezioni e sensazioni...Noi siamo inesatti. Siamo parte, d'altronde, di questa realtà così caotica e perfetta allo stesso momento. Ogni tanto mi viene in mente una frase che disse la mia prof. di fisica (la mitica Pedretti): "Se conoscessimo la quantità di moto di tutte le particelle dell'universo in un qualsiasi momento, potremmo predirre tranquillamente il futuro". Va che è una roba mica da poco! Sapete come funzionano tutte le cellule? Con meccanismi che cercano di massimizzare le probabilità che la tal proteina, il tale ormone, o quant'altro possano venir "captati" dal suo enzima,recettore ecc. E sapete come funzionano le interazioni chimiche tra atomi e molecole? Basti pensare che gli elettroni vengono studiati con una funzione d'onda che indica la probabilità di trovare l'elettrone in un dato punto piuttosto che in un altro. Ci troviamo in questo assurdo, gigantesco e affollatissimo biliardo che prosegue da miliardi di anni, catapultati qua, cerchiamo di adattarci studiando come possiamo quelle poche biglie che abbiamo a portata di mano, senza renderci conto che altre mille, e mille ancora, saranno sempre al di fuori della nostra portata, della nostra comprensione. Una su tutte: chi ha dato la stecca iniziale?

sabato 5 dicembre 2009

My Road - II

La strana cena al messicano. Il nuovo compagno di squadra totalmente allupato e un po' pazzo (però simpatico, dai). La Gaia che continua a ridere. Quell' ecuadoreno che ti chiama "fratello" e che è troppo tempo che non ci si vede. La conseguenza è che ti fa scompisciare ogni tre per due. Il dj che conosce tutta la mafia latino-americana. E scopri così che le scene da film (presente quando tutti fanno un cerchio intorno ai due e questi si sparano/si prendono a botte/si sfidano a passi di hip-hop???), ecco quelle succedono davvero. Il giusto sms nel giusto momento della serata, quello che, inaspettatamente, ti fa commuovere un po'. L'assurda idea del locale di scambisti a Milano. Conclusione serata con passeggiata notturna solitaria. E ti trovi a pensare che anche se non te ne frega niente della mafia sudamericana ti senti fortunato a conoscere gente con cultura e abitudini così diverse dalle tue. E quello strano rapporto non detto del tipo "tu sei fuori dal mio mondo ma pian piano ci si viene incontro". Il che significa che prima o poi verrò trascinato in qualche disco latinoamericana, jeans slargone, cappellino e catenozza al collo. Ma anche quella intesa (detta ancor meno, per carità, l'orgoglio latino!!!) "se hai bisogno, nel dubbio, chiamami che forse una mano te la posso dare". Entrambi sappiamo benissimo che ci sono cose di cui non parleremo mai. Ma non importa, perchè è giusto così.E ancora una volta, ti ritrovi a pensare che la vita è bella per le persone che incontri. Per i rapporti che instauri. E ancora una volta capisci che dedicare la vita agli altri è la cosa migliore che si possa fare. Per loro. Per te stesso.

mercoledì 2 dicembre 2009

Trains

Solo il tiepido gelo invernale che,
incessante, mi penetra l’anima .
Un istante, solo un breve momento,
mi perdo, abbagliato da profondi
occhi di luce.
La luna, tace.

martedì 1 dicembre 2009

Monday morning, out of my mind...

Il lunedì è un giorno difficile. Lo sappiamo tutti. Di conseguenza, vista la pioggia torrenziale nella mia cittadina e il diluvio (supposto, ma azzeccatissimo) in quel di Parma oggi ho scansato il lunedì. Sveglia con caaalma alle 7.45. Colazione. La giornata prosegue nello studio inframezzato da pause varie. L'ultima potevo anche non farla. Allenamento del cazzo, davvero. Però, ora tutto è più facile. Domani è martedì. Easy. Si va spediti. Anche se il karaoke in mutande delle 11 di mattina ti fa passare meglio tutta la giornata (sapevate che cantare libera le endorfine???). Dovrebbero farla a lavoro e in università. Pausa karaoke. Domani mattina partirò in aula di anatomia con "Gold" Spandau Ballet. Colleghi e prof. siete avvisati!

domenica 29 novembre 2009

Sempre colpa dei giovani...

Serata normale. In macchina col Paglia. 30 Km/h. Passiamo per le vie del centro. Spunta uno in bici, età approssimativa 40-45. Il mio amico sterza e inchioda e gli fa il pelo. Questo ci manda a cagare violentemente. Paglia scende.
"Paglia resta dentro e andiam..."
"NO guarda che sei tu che non hai rispettato la precedenza!"
Questo gli va a centimtri 5 dalla faccia. "VA VA...MEGLIO CHE VAI A CASA SENNò TI DISFO"
Scendo anch'io (ok, non sono la persona giusta per fare da mediatore in questi casi...)
IN quel momento arrivano altri due scesi da due macchine (amici del tipo? mah...viste le TESTE DI CAZZO comuni probabile...).
"TI CONVIENE ANDARE A CASA!"
"TAGLIATI I CAPELLI, SENNò TE LI TAGLIO IO BARBONE"
"VA, VA...CAZZO, TORNA A CASA DALLA MAMMA!"
Questo è un campione degli insulti che ci sono stati rivolti. Corredati di minacce di botte su botte. Da gente CHE AVEVA TORTO MARCIO. Che dovrebbe avere il senno di un quarantenne, non quello di un bulletto di periferia. Non siamo arrivati alle mani perchè i "ragazzini", quelli che non sanno un cazzo della vita, quelli che dovrebbero essere i coglioncelli, sono riusciti a contenersi. A non rispondere alle provocazioni di questa gente completamente matta. Con il doppio dei miei anni. Ah già...con la metà della mia stazza.

giovedì 26 novembre 2009

Gero Docet.......?

Credo che un giorno potrei rientrare di nuovo in un'aula del genere. Magari proprio in quest'aula. Per cercare di insegnare a dei poveracci come lo sono io ora. Chissà come sarei? Mah, probabilmente non dovrei nemmeno pensarci, ma non riesco a non accarezzare l'idea, ogni tanto. Di sicuro so una cosa. Le mie prime parole sarebbero: "Bene, chiariamo subito una cosa...chi mi chiama professor Gerosa verrà bocciato all'esame. Detto questo...piacere prof. Gero".

domenica 22 novembre 2009

♂ & ♀ ( = ☠)

Occhei capiamoci. Sono un figo. Ecco vedi? L'ho fatto di nuovo. Facile. Sbruffoneggiare, lo chiamo io. Impettonirsi. Pavonizzare. In un gergo universalmente accettato dire due, tre stronzate. Mi hanno detto che sono uno che si fa notare. Sì insomma, uno che spacca (fattiz'). Facoltà di 220 individui. Pare io sia conosciuto un po' da tutti (fonti esterne, non posso accertarmene). Ora però mi sorge un dubbio. La cosa ha senso se poi tanto la domanda è: "Oh ma...chi è quel figo del tuo amico?" ?!? Sono quei momenti in cui il tuo orgoglio maschile subisce delle belle scosse. 6.4 Richter diciamo (siamo scienziati, quindi semo precisi con le misure, cribbio!). Se poi tu sei tanto pirla (e gli vuoi troppo bene al to' amis) e rispondi pure con un:"Sai che è libero e ti vorrebbe nuda sul suo letto?". Ecco. Vorrei trarre una conclusione, ma credo sarebbe solo un'ulteriore scossa.

venerdì 20 novembre 2009

RLS pro 2.3

Chiuse gli occhi per un secondo. Prese un respiro. Li riaprì e fece fuoco. Vide il corpo del giapponese cadere nel teleobbiettivo. Pochi secondi e il dispositivo di cammuffamento ottico avrebbe occultato il cadavere per le successive 12 ore. La tecnologia sviluppata dal professor Hachimi aveva portato grossi benefici alla fanteria degli eserciti. Oltre all'utilizzo, abbastanza scontato a dire la verità, della CT (Camuflage Technology) per rendersi quasi invisibli e avvicinarsi agli obbiettivi, avevano pensato di poterlo applicare ai proiettili, in modo che il nemico potesse accorgersi delle perdite quando ormai era troppo tardi. Inutile dire che prima che il progetto fosse completato erano passati anni (problemi con gli schizzi di sangue). Ci ha facilitato un bel po' la vita, pensò mentre, a 500 metri di distanza non si poteva più scorgere la presenza di un corpo, a meno di non avvicinarsi parecchio. O di avere a portata di mano un sensore a infrarossi. Dovevano assolutamente sperimentare qualcosa per quei dannati infrarossi. Erano lo strumento d'eccezione per contrastare i cecchini, visto che il CT non copriva il calore di un corpo umano. In quel momento la deflagrazione di una granata lo fece sussultare. NO! Non ora, cazzo, avrebbero dovuto aspettare ancora un'ora! Che diavolo era successo? Si alzò e corse in direzione dell'esplosione.Anche se aveva impiegato quasi un'ora, strisciando per raggiungere la postazione di tiro in cui si trovava, pochi minuti di corsa in realtà bastavano per raggiungere il comando. Correva, quasi invisibile, in mezzo al fango per poi raggiungere con un balzo il passaggio scavato da lui stesso pochi giorni prima. Un odore di carne bruciata misto all'acre odore dei lacrimogeni lo investì appena entrato nel piccolo tunnel appena sotto il livello del terreno. Si erano scavati una trincea pochi giorni prima, una base sicura a cui appoggiarsi. A quanto pare qualcosa era andato storto. Si trovò davanti l'artigliere della squadra, un grosso irlandese più simile a un orso, in quanto a stazza, piuttosto che a un uomo. Appoggiato al muro di fango del minuscolo corridoio, cercava di tamponare le profonde ferite -pareva causate da scheggie di un ordigno- che aveva sul braccio sinistro. "Batou! Che succede?" "Sapevano che siamo qui" Sgranò gli occhi. Com'era possibile? Avevano preso tutte le precauzioni..."Non so come, ma dobbiamo andarcene! Non hanno ancora identificato la nostra ubicazione precisa, ma -e fece un cenno al braccio- pare che stiano andando per tentativi." "Vado a cercare il Maggiore" disse ricominciando la corsa. Batou gli gridò qualcosa ma il rumore di un'altra esplosione in superficie non gli permise di sentirlo. Aveva il cervello vuoto. L'istinto di sopravvivenza stava avendo la meglio sulla mente ben addestrata del soldato. Dovevano uscire da quegli angusti spazi, o la base sarebbe diventata la loro tomba. Arrivò alla piccola stanza dove si trovava l'uscita verso la superficie e vide il Maggiore e Togusa. In quel momento un'esplosione proprio sopra di loro fece crollare il soffitto sopra le loro teste. Si ritrovò pochi metri più indietro, ma nel voltarsi vide che dove avrebbe dovuto trovarsi l'uscita c'era solo un muro di fango. I suoi due compagni erano stati sepolti sotto la montagna di detriti. Con gli occhi offuscati dalla polvere e dal fango iniziò a scavare con le mani quell'immensa montagna di melma. Doveva salvarli. Loro avrebbero fatto lo stesso. Non dovevano morire lì. Non era possibile! In quel momento si accorse di qualcosa che non andava. C'era troppa luce... Sulla sua testa, l'esplosione aveva aperto un piccolo spiraglio verso l'aria aperta. Nemmeno il tempo di realizzare cos'era successo, sentì l'elmo volargli via dalla testa. Un soldato gli aveva appena sparato un colpo dritto in fronte, proprio da quella fessura. Furono attimi lunghi un secolo. Si aspettò il dolore ma quello non arrivò. Non capiva cos'era successo, la sua testa era una grossa bolla vuota in quel momento. Poi vide per terra. Il proiettile si era conficcato nell'elmetto ed era rimasto lì. L'adrenalina s'impossessò del suo corpo. Sono vivo! pensò euforico. Un altro colpo. Stavolta cadde. Una pozza di sangue. Poi una luce.
Tutti i suoi ricordi tornarono, con quella familiare -e fastidiosissima- sensazione di indolenzimento del cervello. Si staccò il visore e sbattè le palpebre per abituarsi alla luce della sala giochi. Di fianco a lui, Togusa disse:"Ah, sei morto anche tu allora." con una lieve delusione nella voce. Sorrise, malevolo. "Ok, mi hai battuto, anche se di pochi secondi! E comunque...te l'avevo detto che questa versione in multiplayer è più figa no?". Era vero. le potenzialità dell'RLS (reality simulation) aumentavano esponenzialmente, potendo giocare con più amici. Uscirono all'aria aperta, fuori dalla gigantesca sala giochi, continuando a parlare delle vita appena terminate. La volta successiva però, avrebbe scelto qualcosa di tranquillo. Un artista magari. L'ultima esperienza -"vivi anche tu all'epoca della terza guerra mondiale! Solo su RLS pro 2.3" diceva la pbblicità- era stata un po' stancante. Si incamminarono verso casa, mentre ancora Togusa polemizzava sulla solita questione. "E poi non è per niente realistica no? ...insomma, con tutti i filtri per il dolore che vengono imposti dalla legge non riescono nemmeno a simulare una morte decente!"

giovedì 12 novembre 2009

Sometimes it happens...

A volte capita. Capita che sia un perido un po' così. Capita che
uno fa qualcosa e tu pensi: "Ma cazzo fa???". Capita che poi uno
ci ripensa e si fa un'idea. Che a volte è giusta. A volte è sbagliata.
Capita che a volte vorresti che gli altri sentissero che avresti
voglia di parlare. Perchè magari hai qualche problema. Capita che
anche gli altri hanno dei problemi però. E magari a loro non gli va
per niente di parlare. Modi di affrontare le cose. A volte capita che
non riesci a capire le decisioni degli altri. A volte capita che
di essere un po' stronzi. A volte capita di essere un po' egoisti.
A volte capita di fare qualche cazzata. A volte capita che non te ne
frega niente. Perchè a volte capita che trovi gente che ti apprezza
comunque. A volte riesci ad apprezzare lo stesso gli altri. Anche se
capita che siano un po' egoisti. Un po' stronzi. E le cazzate le
perdoni. Capita che basta passare una serata assieme
e senza dire niente sistemi tutto. Che forse non c'era nemmeno niente
da sistemare.A volte capita.

venerdì 6 novembre 2009

Caritas

La Chiesa è diventata e resta un'istituzione umana. Questo è ciò che contesto. Il che significa, in pratica, che contesto tutto. Come può un concilio di uomini decidere aribitrariamente che il Figlio è "della stessa sotanza del Padre" (homooùsios)? Vogliamo essere più recenti? Come può la Chiesa essere vicina ai giovani quando è rimasta indietro di secoli?!? Non metto in dubbio le buone intenzioni cristiane. Sacerdoti, cristiani, scout, ho visto con i miei occhi gente che dava tutta sè stessa per gli altri. Sono i vertici del potere che infangano tutto questo. Gli scandali, l'ostentazione di ricchezza e potere, l'influenza politica nel nostro Paese e in altri (vedi Spagna...). La gerearchizzazione è stato un fenomeno che è cresciuto nel tempo fino all'affermazione dell'infallibilità papale! Torniamo alle origini del cristianesimo. Ricordiamoci che in origine la Chiesa era nient'altro che la comunità. La comunità dei cristiani. La comunità di coloro che seguivano Cristo. La comunità di coloro che amano il prossimo e che sanno perdonare.

giovedì 5 novembre 2009

"Robo dei Porcupine Tree" - questo il titolo provvisorio a cura di Roxane

1)Vicino di casa, anni 16-17 che trotterella come fosse Heidi con le sue caprette che fanno ciao. Beccato in flagrante a fare l’idiota, abbassa gli occhi, imbarazzato.
2)“Mi sono dimenticata i biglietti!!!” Roxane a Doc. Gero
3)“Tenersi sulla destra,ricalcolo,girare a destra,a destra,a sinistra, ricalcolo,ricalcolo…” navigatore Garmin a Doc Gero e Roxane
4)“Descrivimi minuziosamente il suo pene…!!!” Roxane a Doc. Gero…sorvolo su questa frase
5)Foto artistica (scattata a caso sul pubblico) allegata alla fine del post
6)Tanfo durante tutto il concerto. Veramente indicibile.
7)Wilson a piedi scalzi (forse spiegazione del punto 6).
8)Vomitata spettacolare di un tipo fuori dall’Alcatraz
9)“…Di solito negli incidenti muore sempre il nero o la strafiga….tu sei il nero.” Doc. Gero a Roxane
10) I semafori NELLE rotonde a Milano. E le indicazioni per raggiungere l’autostrada lasciano un po’ troppo all’inventiva personale.
11)Nebbia incredibile in località Casalpusterlengo. Ok, questo era il punto saldo, l’unica certezza di tutta una vita. Qualunque periodo dell’anno, a Casale c’è nebbia. Anche a Luglio.
Questo il bilancio del pomeriggio/sera/notte del concerto dei Porcupine Tree.

mercoledì 4 novembre 2009

My best friend

G. rise di gusto. Il tramonto incorniciava la campagna londinese mentre un vento gelido si infiltrava in mezzo al suo maglione. Era da tempo che non si bevevano una birra in compagnia, come ai vecchi tempi. Vecchi tempi che tanto lontani non erano. Sembrava ieri l'ultimo giorno di liceo, quando presero ognuno la propria strada, dopo anni passati insieme. Anni indimenticabili, pensava G. Erano rimasti in contatto durante i periodi in cui l'università lasciava loro qualche spazio, ma si erano persi di vista quando a M. era stato offerto un posto esclusivo nel cuore della city londinese. G. era rimasto in Italia per continuare i suoi studi e aveva quasi perso i contatti con l'amico, negli ultimi due anni, senonchè, circa una settimana prima, aveva ricevuto una lettera dalla capitale inglese. Il giorno dopo, era sul suolo britannico, diretto verso l'appartamento di M., appena in periferia. La giornata era passata in quello che gli era sembrato un minuto. E ora era lì, un po' alticcio, col suo amico di sempre. Dondolava avanti e indietro le gambe sul muretto di pietra, osservando l'orizzonte.
"E poi dicono che il clima qui fa schifo...a parte questo vento, la giornata è stata splendida".
"...è davvero quello di cui vuoi parlare? Il tempo?"
G. lo osservò stupito. M. non era cambiato. Alto e atletico, capelli scuri, aveva ancora quell'espressione da ragazzino che faceva impazzire le donne.
"...non saprei, era per dire..."
"Non credi sia ora......?"
"Ora? Ora per cosa?" chiese guardandolo di sottecchi. Poi si lasciò cadere giù dal muretto di pietra. Si voltò con aria interrogativa verso M., che gli stava dando le spalle.
"...è ora...vedrai..." disse. E s'incamminò lungo il sentiero costeggiato da cipressi.
"M.?" bisbigliò G. Ma quello era già andato.
Finì quello che restava della sua birra da pochi euro e lo raggiunse velocemente mentre il cielo si dipingeva deglle ultime tinte rosso e arancio.
"C'è qualcosa che devi dirmi vero? Immaginavo che non avessi fatto venire solo per una rimpatriata..."
M. non rispose. Continuava a camminare.
"Novità? Ti sei sistemato con qualcuna e vuoi farmela conoscere?"
Attese una risposta che non arrivò
"Beh...sarebbe carino mi dicessi perchè mi hai chiamato qua...mi ha fatto piacere vede..."
"Sai perchè sei qui." Fece un cenno con la testa verso qualcosa al suolo.
G. non si era accorto che si erano fermati.
"M....che stai dicendo?" gli chiese osservando quello che l'amico gli aveva indicato. M. non lo guardava. Era ancora girato di spalle, gli fece solo un altro cenno verso la piccola costruzione ai suoi piedi.
G. si avvicinò lentamente, cercando di scorgere, nella fioca luce del crepuscolo, le parole che vi erano scolpite in oro lucido.
La vista gli si annebbiò a causa delle lacrime, che ora scorrevano copiose sulle sue guance.
"...è ora di lasciarmi andare, G."
"No..."
"...è ora...smetti di soffrire..."
"...non...è....giusto" singhiozzò
"Sarò sempre con te amico mio..."

LAYS HERE M. F.
SON, MAN, FRIEND
HE'S WALKING THE STREETS OF HEAVEN

domenica 1 novembre 2009

Questione di rispetto

Va fatta chiarezza sulla morte di Stefano Cucchi. Ma c'era bisogno di pubblicare le foto del cadavere dopo l'autopsia? Non ho assistito ad autopsie...ma anche nelle dissezioni anatomiche in ospedale ci è stato insegnato il rispetto per chi ha volontariamente messo a disposizione il proprio corpo perchè noi potessimo imparare. Rispetto che è mancato totalmente per questo ragazzo e la sua famiglia.

venerdì 30 ottobre 2009

I hate shopping

Due pantaloni. Una polo. Bancomat che non funziona. Odio lo shopping. Una tracolla. Un maglione. Lieve incazzatura. Odio lo shopping. Niente pranzo. Bancomat che non funziona, ancora. Odio lo shopping. Questo il risultato di sette ore all'outlet di fidenza insieme a due belve (una in particolare) affamata di shopping. L'ho detto che odio lo shopping? Eppure è stato un pomeriggio piacevole. La cosa mi fa molto pensare...

domenica 25 ottobre 2009

My road - I

Vi siete mai fermati a pensare a chi siete? Probabilmente no. D'altronde la gente sana non si fa questi problemi. Eppure è un problema...cioè, provate a seguirmi. L'esistenza uno non è in grado di darsela da solo. Ci vuole un padre, un creatore che ti "tolga" dal nulla e ti dia un nome. Il padre (o per alcuni, il Padre) dà al figlio il nome, la sua essenza, cosa sarà. E rinnegare il padre significa rinnegare il nome. Significa perdere la propria identità. Avete presente Romeo e Giulietta? Deny thy father, refuse thy name. Interessante come anche in Harry Potter ed Eragon, parte di più recente, popolare e, almeno secondo alcuni, bassa cultura, si ritrovino esempi di questo concetto. Voldemort rinnega il proprio nome e ne crea uno fittizio per avviarsi a una nuova vita di terrore. In Eragon invece, per esempio, conoscere il vero nome di una persona (nome segreto persino alla persona stessa, nella maggioranza dei casi) la si può costringere al proprio volere semplicemente pronunciandolo. La ricerca del vero nome è spiegata come una strada verso la scoperta di sè stessi, una via tutt'altro che facile e, spesso, poco piacevole. D'altronde il significato (perlomeno quello più antico) del battesimo non era forse questo? L'inizio di una nuova vita, vita da figli. Questo è il grande dramma della laicità. Il dramma di chi è orfano e viaggia alla ricerca di sè stesso. Infatti per darsi un nome occorre sapere chi si è. Diapositiva 18Occorre essere certi del proprio posto nell'Universo, e del proprio rapporto con esso. Altrimenti ogni nome sarà fittizio, ogni atto un brancolare nel buio che presto perde di scopo.

Choice

Questo è per chi mi ha cambiato la vita. Per chi conosco da anni. Per chi invece conosco da poco. Per chi ha condiviso con me momenti fantastici. Ancora di più per chi ha condiviso momenti di merda. Per chi lo capisco meglio di quanto capisca me stesso. Per chi non l'ho mai capito. Per chi è da un po' che non lo capisco più. Per chi ha trovato il modo per essere felice. Per chi ha perlomeno trovato un obbiettivo. Per chi non sa quello che sta facendo. Perchè spero sappia che io sono qua. Perchè buttare via la propria vita non lo trovo giusto. C'è di peggio, è vero. Ma c'è anche di meglio. La scelta poi è personale. La scelta è tua. Ma pensaci bene. Siamo sempre in tempo per decidere di essere. Qualunque cosa vogliamo essere. Non scegliere di non scegliere.

mercoledì 21 ottobre 2009

Solidarietà al giudice Mesiano


Giuro che non ho nemmeno un calzino blu. Però ho i boxer azzurri...mi sa che io sono VERAMENTE stravagante...

domenica 18 ottobre 2009

Inaffidabile


Nomi ne ho presi tanti eh...però di essere definito "inaffidabile" mi manca proprio...Distratto, certo. Poco ordinato, sicuramente. Confusionario, anche di più. Ma inaffidabile è la prima volta. Credo che sarà anche l'ultima. Sapete quando uno non ne può più di correre dietro alla gente? Ecco! Sono amareggiato. Ma rifletto su quando certe cagate le ho fatte anch'io...in effetti chi mi stava a sentire (chi sa cosa intendo apra le orecchie) aveva una pazienza infinita. Sono pronto al dialogo se la porta si riapre, altrimenti pazienza vorrà dire che non era poi tanto importante...

sabato 17 ottobre 2009

Tornatràs


Ehggià. Sono tornato bimbo per qualche istante quando ho letto la notizia. Uno dei libri che mi ricordo meglio in assoluto, insieme a "Buchi nel deserto" (e tra parentesi, la versione cinematografica non rende una cippa). Niente tornatràs per la coppietta però, "solo" un semplice tradimento. Per smontare Riccardo Riccardi basta uno scandalo sessuale e via con un finale ottimistico (giustamente pensato per i bambini). Pare che il nostro amato Presidente invece se ne sbatta altamente. E noi che finale avremo?

giovedì 15 ottobre 2009

Old memories


"E' difficile essere deboli, è difficile essere differenti, è difficile dire cose intelligenti. Sarai picchiato dai forti e dai servi dei forti." Questo dice Berlicche. Io intanto non ho servi. Ma nemmeno padroni. Amen.

Strani orgasmi

Va bene il cuore matto...ma come si fa a confondersi così?

And so...

nuovi modi di perdere tempo. E nuovi stimoli ad aprire la mente. Soprattutto perchè ormai qui ci aprono ben altro.