mercoledì 4 novembre 2009

My best friend

G. rise di gusto. Il tramonto incorniciava la campagna londinese mentre un vento gelido si infiltrava in mezzo al suo maglione. Era da tempo che non si bevevano una birra in compagnia, come ai vecchi tempi. Vecchi tempi che tanto lontani non erano. Sembrava ieri l'ultimo giorno di liceo, quando presero ognuno la propria strada, dopo anni passati insieme. Anni indimenticabili, pensava G. Erano rimasti in contatto durante i periodi in cui l'università lasciava loro qualche spazio, ma si erano persi di vista quando a M. era stato offerto un posto esclusivo nel cuore della city londinese. G. era rimasto in Italia per continuare i suoi studi e aveva quasi perso i contatti con l'amico, negli ultimi due anni, senonchè, circa una settimana prima, aveva ricevuto una lettera dalla capitale inglese. Il giorno dopo, era sul suolo britannico, diretto verso l'appartamento di M., appena in periferia. La giornata era passata in quello che gli era sembrato un minuto. E ora era lì, un po' alticcio, col suo amico di sempre. Dondolava avanti e indietro le gambe sul muretto di pietra, osservando l'orizzonte.
"E poi dicono che il clima qui fa schifo...a parte questo vento, la giornata è stata splendida".
"...è davvero quello di cui vuoi parlare? Il tempo?"
G. lo osservò stupito. M. non era cambiato. Alto e atletico, capelli scuri, aveva ancora quell'espressione da ragazzino che faceva impazzire le donne.
"...non saprei, era per dire..."
"Non credi sia ora......?"
"Ora? Ora per cosa?" chiese guardandolo di sottecchi. Poi si lasciò cadere giù dal muretto di pietra. Si voltò con aria interrogativa verso M., che gli stava dando le spalle.
"...è ora...vedrai..." disse. E s'incamminò lungo il sentiero costeggiato da cipressi.
"M.?" bisbigliò G. Ma quello era già andato.
Finì quello che restava della sua birra da pochi euro e lo raggiunse velocemente mentre il cielo si dipingeva deglle ultime tinte rosso e arancio.
"C'è qualcosa che devi dirmi vero? Immaginavo che non avessi fatto venire solo per una rimpatriata..."
M. non rispose. Continuava a camminare.
"Novità? Ti sei sistemato con qualcuna e vuoi farmela conoscere?"
Attese una risposta che non arrivò
"Beh...sarebbe carino mi dicessi perchè mi hai chiamato qua...mi ha fatto piacere vede..."
"Sai perchè sei qui." Fece un cenno con la testa verso qualcosa al suolo.
G. non si era accorto che si erano fermati.
"M....che stai dicendo?" gli chiese osservando quello che l'amico gli aveva indicato. M. non lo guardava. Era ancora girato di spalle, gli fece solo un altro cenno verso la piccola costruzione ai suoi piedi.
G. si avvicinò lentamente, cercando di scorgere, nella fioca luce del crepuscolo, le parole che vi erano scolpite in oro lucido.
La vista gli si annebbiò a causa delle lacrime, che ora scorrevano copiose sulle sue guance.
"...è ora di lasciarmi andare, G."
"No..."
"...è ora...smetti di soffrire..."
"...non...è....giusto" singhiozzò
"Sarò sempre con te amico mio..."

LAYS HERE M. F.
SON, MAN, FRIEND
HE'S WALKING THE STREETS OF HEAVEN

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